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Comunicare nei contesti a rischio

7 modi che devi usare per comunicare nei contesti a rischio che possono fare la differenza.

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Comunicare nei contesti a rischio

Comunicare nei contesti a rischio.

La comunicazione nei contesti a rischio può fare la differenza tra uno scontro o una semplice “chiacchierata animata”.

Qualunque cosa tu faccia è comunicazione, ma quale è la migliore comunicazione in una situazione di aggressione da strada?.

Esiste un metodo corretto e più “sicuro”?.

La risposta è SI’!! ma ci sono delle condizioni importanti che devi conoscere.

Ricordati che è impossibile non comunicare.

Qualsiasi comportamento in situazione di interazione tra persone, è ipso facto una forma di comunicazione.

Di conseguenza, quale che sia l’atteggiamento assunto da un qualsivoglia individuo (poiché non esiste un non-comportamento), questo diventa immediatamente portatore di significato per gli altri: ha dunque valore di messaggio.

La comunicazione quindi può essere oltre che volontaria anche involontaria, non intenzionale, non conscia ed inefficace.

Nel comunicare nei contesti a rischio non è diverso!

Secondo la psicologia della comunicazione:

ogni comportamento è comunicazione e ogni comunicazione è comportamento”

Anche se resti in silenzio, indifferente, la passività e l’inattività sono forme di comunicazione al pari delle altre, poiché portano con sé un significato e soprattutto un messaggio al quale gli altri partecipanti all’interazione non possono non rispondere.

La domanda non è quindi “se” una persona sta comunicando, ma “cosa” ti sta comunicando, anche tramite il silenzio o l’assenza della parola.

Ad esempio, non è difficile che due estranei che si trovino per caso dentro lo stesso ascensore si ignorino totalmente e, apparentemente, non comunichino ma in realtà tale indifferenza reciproca costituisce uno scambio di comunicazione nella stessa misura in cui lo è un’animata discussione.

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La comunicazione crea diversi tipi di relazione

Se ti è capitato di seguire qualche volta i documentari sugli animali avrai notato che esistono sempre relazioni di dominanza, gerarchia, ecc..

Che si tratti di lupi, leoni, elefanti, scimmie, cani, gatti ed ogni altra specie animale più o meno feroce tutti hanno in comune degli schemi di comportamento che nelle loro interazioni.

Comportamenti che esprimono:

  • dominanza
  • sottomissione,
  • aggressività
  • temperamento pacifico
  • generosità
  • egoismo
  • coraggio
  • vigliaccheria
  • ecc.

Questi comportamenti nel mondo animale sono stati studiati e classificati per comprendere meglio quello che accade dopo lo scontro e le sue implicazioni:

  • la lotta o la rinuncia alla lotta,
  • la dominanza e la sottomissione,
  • la gerarchia o la fuga dal gruppo,
  • ecc.

Ad ogni azione segue una reazione, ma ogni azione è prima di tutto un  comportamento comunicativo.

Come ti vesti, come cammini, il modo in cui parli (più di quello che dici), la tua fisicità, l’avvicinarsi o meno, il tuo modo di guardare, di muovere le mani, vengono automaticamente riconosciuti e “letti” dagli altri come un messaggio che esprime che sei:

“forte”, oppure “sono pacifico” , oppure “non voglio combattere”, oppure “fatti da parte”, “presa in giro e derisione”, ecc.

comunicare nei contesti a rischioQuello che succede dopo la tua comunicazione dipende essenzialmente dal modo in cui chi riceve il tuo messaggio risponderà, vale a dire in termini di conferma o meno del messaggio stesso.

Ma gli equilibri sono basati essenzialmente su principi di dominanza e gerarchia, non siamo molto diversi degli animali.

La stessa cosa avviene nel modo di comunicare nei contesti a rischio!

Questo modo di comunicare crea due tipi di relazioni:

  • Complementare 
  • Simmetrica

Se il messaggio viene accettato la relazione è complementare (esempio di messaggio “io sono il più  forte”, l’altro risponderà con un implicito “ok, riconosco che sei più forte..”).

Diversamente la relazione si definisce come simmetrica (l’altro risponde con un “no… Il più forte sono io!”) ed è qui che nascono i problemi perchè siamo nel tipico caso che porta a un’ escalation che porta a un conflitto, uno scontro o alla resa/rinuncia di uno dei due.

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La comunicazione tra umani e le escalation hanno delle fasi precise:

Come gli animali anche noi seguiamo degli schemi precisi che precedono e seguono l’atto di violenza (aspetti rituali del comportamento umano) che puoi schematizzare in 4 fasi:

  • La fase visuale, ti guardi con sfida nessuno dei due abbassa lo sguardo,
  • La fase verbale, ti inizi a dire “parole” per fare prevalere la tua ragione,
  • La presa di contatto, ti avvicini minacciosamente e ti afferri,
  • Il combattimento, ci si picchia per dominare l’altro.

E’ impossibile non comunicare

In tutte queste fasi l’aspetto comunicativo è “imporre una relazione di dominanza” e se non accade nulla nelle fasi precedenti per interrompere il rituale si arriva alla violenza fisica allo scopo di sottomettere o rendere innocuo l’altro.

In pratica tu e chiunque altro comunicate sempre in tutte le fasi!!

Una cosa che devi avere ben chiara in un contesto a rischio è che ogni tuo comportamento che crea  una relazione di tipo simmetrico (“io sono il più forte”, “no il più forte sono io”) , comporta un’escalation tra te e l’altro che inevitabilmente crea un conflitto che può essere

  • Fisico, quindi violenza e attacchi per ferirti
  • Verbale, quindi insulti e umiliazioni, ecc.

In particolare, il comportamento violento avviene spesso in modo progressivo, come descritto nello schema seguente:

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Il tuo lavoro comunicativo deve avvenire nei primi tre blocchi ma se non funziona devi immediatamente o scappare o attaccare per primo perchè significa che non ha funzionato.

Ora sai bene come funziona la legge e che ragione o torto se attacchi e ferisci qualcuno passerai dei guai ma come ho sempre detto l’obiettivo è portare a casa la pelle a tutti i costi, scappando (che è la cosa migliore) o vincendo lo scontro.

Il mio consiglio è avere sempre con se degli equalizzatori a norma di legge come il pepper spray che comunque hanno la loro efficacia e possono dissuadere l’aggressore o eventualmente darti il tempo di scappare.

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Aggressività, passività, assertività

Diversamente da quello che avviene in genere tra gli animali, dove una relazione di tipo complementare (“io sono il più forte”, “si hai ragione”) è funzionale al ristabilimento delle gerarchie e quindi all’allontanamento del conflitto.

Negli umani l’accettazione di un ruolo complementare in una relazione (“non voglio combattere”) spesso non è sufficiente ad evitare il peggio.

Si pensi a quello che potrebbe succedere ad una donna che per paura dimostri condiscendenza nei riguardi di uno stupratore, forse avrebbe salva la vita (forse) ma non eviterebbe la violenza.

Questo per dirti che molti degli aspetti rituali e comunicativi del mondo animale accomunano l’uomo, ma non per tutti gli aspetti perchè le modalità comunicative e relazionali dell’uomo sono enormemente più ricche e articolate di quanto avviene in altre specie viventi.

L’uomo ha un ampio uso del linguaggio verbale (c’è anche un linguaggio non verbale, ma quello ce l’hanno anche gli animali), e poi nell’uomo sono possibili tipi di relazione (comunicazione) ulteriori rispetto ai semplici modelli simmetrici o complementari.

comunicare nei contesti a rischio

Tale complessità ha portato gli studiosi a ricodificare le modalità di comportamento (comunicazione) degli umani secondo tre tipi universali:

  • Il tipo Aggressivo
  • Quello Passivo
  • e il tipo Assertivo

Prima di procedere con la descrizione di questi tipi di comunicazione occorre aggiungere una cosa molto importante:

Non ci troviamo più di fronte a delle modalità di comunicazione (comportamento) occasionali o dettati da particolari circostanze, ma ci troviamo al cospetto di autentiche strutture che in qualche modo caratterizzano la persona.

Con questo intendo dire che con ciascuna di queste tipologie, si intende anche una  tipologia di persona, ovvero di un soggetto che, di fronte a particolari contesti o situazioni tende a riprodurre prevalentemente una risposta di tipo aggressivo, passivo o assertivo.

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Il tipo Aggressivo (mors tua vita mea)

Le persone che comunicano secondo questo modello di comportamento sono animate dal desiderio di prevalere e di far valere il proprio punto di vista a prescindere da quello altrui.

Non è difficile riconoscere le persone di questo tipo perchè vogliono avere ragione a tutti i costi, soddisfare prima le proprie esigenze, si disinteressano dello stato d’animo altrui, sono poco inclini ai compromessi.

Tipicamente hanno la tendenza ad essere rigidi, inflessibili, a colpevolizzare, ad essere invadenti, ad attribuire ad altri i propri errori.

E’ chiaro che le persone che tendono ad agire (comunicare) in questo modo, sono maggiormente esposte ad andare incontro ad “incidenti”, specialmente quando sbattono con qualcuno più aggressivo di loro (e magari più grosso).

Se due tipi così si incontrano, l’escalation è assicurata e, se il contesto lo permette, l’escalation condurrà ad uno scontro, a meno che uno dei due non si ritiri prima o qualche elemento esterno intervenga.

 

Il tipo Passivo (mors mea mors tua)

Le persone che tendono a utilizzare questo stile spesso rinunciano a far valere il proprio punto di vista, rinunciando a lottare e dimostrando talvolta condiscendenza e sottomissione.

Gli individui di questo tipo possono apparire poco vitali, a volte depressi, e rinunciatari.

Queste persone sono portate a “subire” gli altri, non si pronunciano, non partecipano.

Se chiedi il loro coinvolgimento in una decisione, tenderanno a conformarsi a quello che ritengono il volere del “capo”, ma senza che questo significhi che sono d’accordo ma probabilmente coveranno il loro dissenso in modo muto e all’insegna della resistenza passiva.

E’ evidente che persone di questo tipo non hanno le stesse probabilità di cacciarsi nei guai dei loro colleghi aggressivi, ma è altrettanto evidente che la loro difficoltà a reagire le renderà delle vittime predestinate, in quanto la loro passività sarà da “incoraggiamento” per tutti i malintenzionati che cercano “una facile preda”.

 

Il tipo Assertivo (vita mea vita tua)

Le persone assertive si collocano per così dire tra i passivi e gli aggressivi, ma senza essere limitati dagli schemi mentali che caratterizzano gli uni e gli altri.

Queste persone non antepongono i propri bisogni, ma nemmeno vi rinunciano, esprimendo la propria disponibilità a gestire in modo costruttivo le divergenze.

Le persone così purtroppo non sono molte.

Sono i negoziatori, i cercatori di soluzioni, i costruttivi.

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Le persone di questo tipo non rinunciano alle proprie esigenze, ma sanno trovare un accordo favorevole anche per l’interlocutore, valorizzano e non umiliano, lasciano sempre una porta aperta per sé e per gli altri, rispettano il prossimo, non giudicano, sono flessibili.

Nelle fasi acute che potrebbero precedere un conflitto interpersonale, le persone di questo tipo sono in grado di bloccare l’innalzamento della tensione con un atteggiamento fermo ma aperto verso l’altro, in modo da fornirgli una soluzione alternativa al conflitto stesso.

Sono di solito le persone che con una battuta sono in grado di stemperare gli animi.

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Perché il comportamento assertivo è preferibile

Tu come sei?.

Anzitutto va detto che queste tipologie di comportamento non sono univoche, ovvero non sono mai “allo stato puro”.

La maggior parte di noi è caratterizzata da un mix di queste tipologie che coesistono le une accanto alle altre e influenzate da diversi fattori.

Di fatto noi potremmo essere “prevalentemente” aggressivi, passivi o assertivi, ma, di fatto, ognuno di noi possiede in varia misura ciascuna di queste caratteristiche.

Non solo, potremmo scoprire di essere aggressivi o assertivi a seconda delle persone che abbiamo di fronte o delle situazioni, e qui si va su un terreno complicato.

Senza voler approfondire oltre, voglio qui fissare due punti fondamentali:

1 – La conoscenza di queste tre tipologie comunicative/comportamentali è estremamente utile per avere una chiave di lettura semplice, immediata ed affidabile per capire al volo chi abbiamo di fronte  e, come comportarsi con lui.

E’ evidente che se hai a che fare con un soggetto aggressivo evita di sfidarlo sul suo stesso terreno a meno che il tuo obiettivo è cercare lo scontro in battaglia.

2 – Allo stesso modo, se sai di avere la tendenza a comportarmi passivamente in queste situazioni, devi evitare che questa passività diventi una porta aperta per il tuo aggressore, devi cercare di spostarti su una posizione più assertiva

La consapevolezza del tuo modo di essere aggressivo, passivo o assertivo, è un preciso “programma di lavoro” per migliorare le tue  chance di riuscita in qualunque condizione di rapporto interpersonale nella vita, compresi quelli delle situazioni a rischio.

E da qui scaturisce la domanda essenziale:

“Nel caso in cui mi trovo in una brutta situazione, quale è l’atteggiamento migliore da prendere?Quello assertivo, ovviamente (ma non troppo e non sempre).

Il comportamento assertivo è quello che ha le maggiori probabilità di successo in una situazione di rischio fisico, considerando per successo in queste situazioni l’evitare lo scontro e riportare intatta la pelle a casa.

Per il resto non vorrei essere accusato di mettere strane idee in testa alla gente che basta il comportamento assertivo perchè mi rendo conto che parlare di assertività quando hai un coltello puntato alla gola, può essere un pò teorico.

Se le circostanze richiedono uno stile passivo o aggressivo può essere preferibile a quello assertivo, devi cambiare velocemente il tuo modo di comportarti.

Non c’è limite all’improvvisazione in quanto ogni situazione è diversa ed irripetibile.

Tuttavia mi sento di poter dire, sulla base della mia esperienza e di tante altre persone, che uno stile comunicativo di tipo assertivo è quello che fornisce le maggiori chance nella maggior parte delle situazioni.

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Ma come potrebbe manifestarsi un comportamento assertivo alla presenza di un energumeno/malintenzionato/esagitato?

Ora ci sono alcune cose scontate ma se non vuoi litigare ci sono alcune cose che devi assolutamente evitare di fare nel comunicare nei contesti a rischio come:

  • Gridare
  • Tenere i pugni chiusi
  • Minacciare
  • Abbassare lo sguardo ma evita lo sguardo fisso di sfida
  • Giudicare e non umiliare l’altro
  • Intimare
  • Chiedere scusa (a meno che tu sia in torto chiaramente)
  • Rispondere se ti provoca
  • Essere arrendevole
  • Insistere solo su quello che pensi tu
  • Dimostrare imbarazzo o timidezza

 

Ok, ho capito, ma ora cosa devo fare?.

Costruisci una comunicazione di tipo assertivo con questi 7 modi.

I 7 modi che devi usare per comunicare nei contesti a rischio:

1 – Usa un tono di voce pacato e uniforme.

Non accelerare e non alzare il volume della voce perchè questo ha l’effetto di aumentare l’eccitazione e la carica di adrenalina dell’interlocutore.

Allo stesso modo non devi rallentare cadenza e tono, perché questo è spesso interpretato come l’avvisaglia di un attacco e molti picchiatori spesso rallentano quando parlano, un attimo prima di sferrare il primo colpo decisivo.

Se rallenti cadenza o tono, rischi di essere colpito in modo improvviso da un interlocutore teso ed in allarme verso di te.

2 – Usa i gesti in modo aperto e mai eccessivo.

Le persone passive in genere hanno una gestualità rigida e povera, il che può essere interpretato come sottomissione e paura.

Le persone aggressive invece tendono ad essere iper gestuali, ad agitare le mani, a toccare, spingere.

E’ evidente che questo contribuisce ad aumentare la tensione e la probabilità che un contatto fisico accidentale degeneri  in scontro.

3 – Cerca di adottare un’espressione del viso attenta ma non accigliata.

E’ molto importante avere una mimica che sia coerente con la comunicazione verbale.

Laddove possibile, ovvero quando il livello di tensione è ancora a livelli gestibili, sarebbe meglio saper dimostrare attenzione e apertura verso l’interlocutore.

4 – Usa un contatto visivo diretto ma non inquisitorio.

Le persone aggressive usano lo sguardo in modo teso e rigido, mentre le persone passive tendono ad essere evasive.

5 – Cura la postura in modo da esprimere solidità ed energia.

Le persone passive tendono ad essere ricurve ed a occupare il minor spazio possibile, mentre i soggetti aggressivi tendono ad essere “invadenti” e rigidi.

L’assertivo è eretto ma non proteso in avanti, rilassato ma pronto al movimento.

6 – Pensa positivamente.

Qualunque sia il contesto in cui ti trovi, da una banale discussione in ufficio, ad un balordo armato di coltello, usa sempre un pensiero aperto alla soluzione: “credo in me stesso”, “sono calmo”, “andrà tutto bene”, “a tutto c’è rimedio”.

E’ importantissimo mantenere questo substrato conscio sempre attivo, in quanto questo, unito ad una respirazione adeguata, ha un effetto calmante su tutto il sistema nervoso ed aiuta a mantenere la lucidità.

7 – Agisci e pensa in modo da trovare una via di uscita onorevole per te e per l’altro.

Ogni volta che inizia un’escalation i contendenti rischiano di essere intrappolati nel loro EGO più che nella situazione contingente.

Se per esempio ti trovi ad affrontare un teppista in compagnia dei suoi amici, oppure un bullo di periferia con la sua fidanzata, molto probabilmente l’energumeno in questione deve risolvere due necessità a volte contrastanti:

  1. Proseguire la giornata senza danni fisici (ovvero, se possibile non combattere).
  2. Evitare di fare una mortificante brutta figura verso i suoi amici, la sua fidanzata, e anche i non presenti in genere.

L’uscita onorevole da comunicare nei contesti a rischio

In questi casi, offrire una via di uscita onorevole può essere la soluzione che tutti aspettavano: “tu hai guardato la mia ragazza!…”, “mi dispiace, ma l’ho scambiata per mia cugina, le somiglia tantissimo…”

Oppure in una lite per traffico in seguito ad un gesto del braccio: “mi hai mandato af….ulo all’incrocio!…”, “no, ti ho salutato. Ti avevo scambiato per un amico…”

Nel caso reale di un tentativo di stupro, una donna raccontò di aver detto al suo aggressore: “va bene, appartiamoci, ma hai il preservativo?…” “a che ci serve il preservativo?…” chiese l’altro “ho un’infezione vaginale che è contagiosa…” rispose la donna.

Dopo un attimo di esitazione, l’uomo si allontanò.

Entrare in dettaglio sull’argomento è alquanto oneroso, ma interessante.

Per una trattazione più approfondita ti consiglio di aspettare qualche settimana per leggere la pagina delle esperienze e testimonianze su questo blog di situazioni reali di aggressioni, dove sono presenti alcune situazioni critiche risolte in modo incruento grazie ad un comportamento assertivo.

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Difficoltà e limiti del comportamento assertivo

Ma ora a parte questi decaloghi e comandamenti parliamo di assertività e vita reale, funziona sempre?

No, tutt’altro.

Vediamo alcune controindicazioni di questo comportamento e i suoi effetti collaterali perchè il comportamento assertivo ha un costo.

Devi tener presente che il comportamento assertivo implica il mantenimento della propria posizione e non la rinuncia.

Si tratta di tener testa all’altro, pur rispettandolo.

E’ ovvio che una posizione del genere non è facile da mantenere in una situazione di rischio fisico, magari di fronte ad una minaccia di coltello, e per riuscire realmente a essere assertivi in un momento simile significa avere un controllo emotivo ed una lucidità fuori dal comune.

Non è semplice da applicare

Essere pacati e risolutivi di fronte ad un picchiatore che ci minaccia o nell’imminenza di uno stupro, non è certo qualcosa alla portata di tutti.

Comunicare nei contesti a rischio è sicuramente più complicato per la posta in gioco!

Anche se è complicato è importante essere consapevoli del fatto che una condotta assertiva è quella che (probabilmente) ci da le maggiori chance di salvezza in questi casi e che, comunque, si tratta di un comportamento e, come tutti i comportamenti, può essere appreso.

Certamente, le persone che sono naturalmente assertive, saranno agevolate nel momento in cui ne avranno bisogno, ma anche le altre, i poveri mortali più comunemente passivi o aggressivi, possono comunque darsi da fare per migliorare la loro assertività magari facendo dei corsi e “training assertivi”, c’è ne sono per tutti i gusti e per tutte le disponibilità economiche.

Per il lavoro, per le relazioni interpersonali, per ogni contesto possibile ed immaginabile.

Le persone assertive, statisticamente, vivono meglio, hanno successo nella vita,  risolvono più facilmente i loro problemi e quelli degli altri.

Mi sembrano tutti buoni motivi per impegnarsi a migliorare questa capacità che è comunque insita in ciascuno di noi….

 

Nelle situazioni più rischiose, non si ha il tempo di parlare o di stare troppo a pensare.

 

Tutti quelli che hanno avuto la sventura di subire una aggressione sanno che è un evento violento ma anche molto rapido nella sua evoluzione.

Gli spazi comunicativi e temporali sono talmente ristretti e dominati dall’emotività da non consentire altro che 3 comportamenti:

  • l’azione,
  • la paralisi o
  • la fuga.

D’altra parte, il comportamento assertivo è fatto di parole e di gesti, di atteggiamenti fermi e pacati, di sguardi, di mimica e posture.

E’ davvero possibile fare tutto questo quando la violenza e la paura irrompono improvvisamente?

Secondo la mia esperienza è possibile, ma ad alcune precise condizioni:

  1. Devi avere un buon controllo emotivo
  2. Se la situazione è tesa e convulsa devi affidarti poco alle parole e molto al linguaggio non verbale
  3. Il linguaggio non verbale deve essere funzionale a proteggere se stessi e dissuadere l’aggressore.

comunicare nei contesti a rischio

Conclusioni

Comunicare nei contesti a rischio.

Spero che hai compreso bene l’importanza del concetto di assertività, proponendolo come l’insieme di comportamenti, atteggiamenti, messaggi comunicativi più idonei ad affrontare una situazione di rischio fisico (e non solo).

Una carrellata di esempi in questo senso può essere ritrovata nella quotidianità di qualunque rapporto tra individui sia nella sfera privata, che lavorativa, che nell’ambito della difesa personale.

I concetti chiave per comunicare nei contesti a rischio possono quindi essere fissati in tre punti:

  • Il comportamento e la comunicazione assertiva sono da adottare preferibilmente in situazioni in cui sei minacciato.
  • Nessun comportamento (nemmeno quello assertivo) fornisce garanzie di successo di fronte ad un avversario comunque determinato a colpirti.
  • Per quanto il comportamento assertivo sia da preferire, non è detto che sia sempre e comunque il più idoneo. Ogni situazione è unica ed irripetibile e la capacità di improvvisare rappresenta sempre e comunque la nostra risorsa più preziosa.

Stay Assertivo! E impara le tecniche per comunicare nei contesti a rischio!

Street Fight Mentality & Fight Sport

Andrea

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Written by Andrea

Instructor and enthusiast of Self Defence and Fight Sport.

# Boxing / Muay Thai / Brazilian Jiu Jitsu / Grappling / CSW / MMA / Method & Training.
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