I colori del pericolo nella difesa personale sono una rappresentazione dei livelli di attenzione nei diversi contesti.
Una delle cose che si leggono spesso sui libri di difesa personale è l’utilizzo dei colori per identificare il livello pericolo con il conseguente stato di allerta da tenere.
Al di là della schematizzazione che è utile per imparare a predisporre rapidamente la tua psicologia a un cambio rapido di comportamento, quello che è necessario è abituarsi a essere “attenti”.
La prima regola per l’autodifesa è quella di “stare con gli occhi aperti e le orecchie tese“, in modo da riconoscere il pericolo prima che diventi inevitabile.
Può sembrare una affermazione banale ma è proprio così, anzi ti dirò di più se hai una sensazione che non va, ascoltala.
L’attenzione al contesto in cui ti trovi deve avvalersi di un metodo di valutazione rapido ed intuitivo di valutazione della situazione per poter fare la cosa giusta in quel momento.
Non esiste una regola che vale per tutte le situazioni.
Contents
- 1 Da dove arrivano i 4 colori del pericolo e del conseguente stato di allerta
- 2 Di che si tratta in pratica?
- 3 L’approccio a colori del pericolo e la difesa personale
- 3.1 L’esperienza insegna che il famoso “aggressore” non colpisce a caso le sue vittime perchè ricordati che:
- 3.2 Così leggiamo la cronaca dove ad esempio:
- 3.3 La cronaca purtroppo ogni giorno offre esempi raccapriccianti.
- 3.4 I fatti di cronaca
- 3.5 I media usano la paura e influenzano i comportamenti ma non in maniera costruttiva come fa lo studio della difesa personale
- 3.6
- 4 La percezione del pericolo
- 5 Cosa significa avere il controllo della situazione?
- 6 Ora tu per esempio come ti comporti?
- 7 E la cosa può riuscire meglio se abbiamo in testa un semplice schema di riferimento, come il famosa codice dei colori:
- 8 I colori e la statistica delle aggressioni
Da dove arrivano i 4 colori del pericolo e del conseguente stato di allerta
Nei corsi di autodifesa o di arti marziali spesso è facile trovare un retaggio di estrazione militare dove è utilizzata la tabella dei colori del pericolo (chi non ha mai sentito pronunciare il fatidico “allarme rosso!”), oppure i livelli di allarme.
Sicuramente in qualche film ti sarà capitato di sentire questa terminologia che indica i livelli di pericolo, ma come hai visto in questi anni anche le città che hanno subito attacchi terroristici hanno usato la stessa terminologia nel mondo reale.
Personalmente ho avuto la sfortuna di trovarmi in un luogo sotto attacco terroristico e il blocco nelle case e strutture turistiche da parte degli enti preposti ha funzionato proprio su comportamenti in base ai livelli di stato di allerta.
Di che si tratta in pratica?
Se vogliamo usare l’oscura terminologia militare si tratta del “grado di approntamento” di ciascun presidio operativo, difensivo, tattico o logistico, in funzione della situazione politica, internazionale o militare del momento.
Se hai visto dei film sulla guerra o minacce terroristiche, nei momenti di crisi di guerra, ma come si è visto anche in “relativi” momenti di pace, è previsto uno “stato di difesa” (il famoso DEFCON americano) definito con dei numeri (da 5=Tempo di pace, a 1=allarme rosso, per l’appunto).
In pratica le nazioni, come i singoli individui, dovrebbero avere uno schema di comportamento in base allo “stato di allarme” per avere un comportamento appropriato a ciascuna situazione contingente (dalla crisi internazionale, al balordo incontrato per strada, al vicino che sclera per i bambini cha fanno casino).
Ci sono persone che hanno addirittura il famoso bag out, cioè un bagaglio di pronto impiego in caso di pericoli sociali o crisi nazionali per poter fuggire rapidamente e avere con sè elementi fondamentali per la sopravvivenza per 36h o più.
Lo scopo militare dei livelli di approntamento è usato fondamentalmente in termini di coordinamento perchè a seconda dello “stato di difesa” deciso dal comando, ogni comparto militare sa già dove deve essere e cosa deve fare e conosce in anticipo il tipo di “attenzione e aggressività” che deve affrontare con la conseguente reazione anche se non lo vede ancora.
L’approccio a colori del pericolo e la difesa personale
Questo approccio può essere usato in modi differenti ma ti insegna essenzialmente che devi essere sempre presente ed attento a ciò che ti circonda e comportati di conseguenza.
Oggi è facile vedere per strada persone distratte guardando i social sugli smartphone mentre si cammina per strada, parlando al telefono con le cuffie a tutte le ore, ecc. isolandosi totalmente da quello che accade intorno.
A differenza dei militari nessuno ti dirà a che livello di colore di allarme devi essere ma devi tu fare una auto valutazione della situazione e una lezione importante che ti voglio dare: non sottostimare MAI!!
Un principio chiave che devi conoscere è che un’aggressione è tanto più probabile quanto più il fattore sorpresa funziona, oppure il vantaggio ambientale che può essere mantenuto a favore del malintenzionato.
L’esperienza insegna che il famoso “aggressore” non colpisce a caso le sue vittime perchè ricordati che:
“l’aggressore cerca una vittima e non un combattimento“.
Pur considerando le eccezioni del caso in base alle motivazioni di una aggressione che sono diverse questa affermazione rimane comunque vera nella maggior parte dei casi.
Anche quando siamo noi a cacciarci nei guai facendo discussioni inutili o giocando a sedurre uno sconosciuto in un locale, magari provocando noi apertamente il nostro potenziale aggressore, alla base di tutto c’è quasi sempre un’errata valutazione del contesto o della persona che hai di fronte.
Così leggiamo la cronaca dove ad esempio:
- L’impiegato sedentario che litiga per un parcheggio con un bestione tatuato fatto di cocaina.
- La povera signora che si avventura da sola in una strada buia è stata aggredita e scippata,
- La ragazza violentata nel parcheggio desolato e notoriamente frequentata da immigrati clandestini,
- ecc.
La cronaca purtroppo ogni giorno offre esempi raccapriccianti.
Quello che devi capire è che quello che manca spesso alla vittima è un grado di consapevolezza e di conseguente attenzione riguardo ai pericoli che corre facendo una certa cosa e/o trovandosi in un certo luogo.
Troppo spesso le persone si sentono protette dietro l’affermazione utopistica del “vivo in un paese civile” ma è solo una delle tante false sicurezze che sono in qualche modo correlate al famoso detto “a me non può succedere...”.
Il fatto che la sicurezza nella nostra società sia stata demandata alle forze dell’ordine non significa che non devi tu stesso preoccuparti della tua sicurezza personale.
Inoltre considera anche che nella società in cui viviamo c’è un alto abuso di sostanze stupefacenti eccitanti che alterano lo stato emotivo delle persone, che non si rendono più conto del livello di violenza che esprimono per cose banali o rendono persone apparentemente tranquille fare azioni aggressive o abusi.
I fatti di cronaca
La cronaca purtroppo è piena di casi di pestaggi folli per banalissime discussioni sia di persone sole che di branco.
Senza contare la presenza di stranieri che arrivano da parti diverse del mondo dove lo stato sociale, i livelli di violenza o la considerazione della donna sono diversi.
Ovviamente non ti sto dicendo che devi vivere in stato di paranoia come spesso i giornali e qualche politico ci propongono (invece di aggiornare le leggi e i metodi di sicurezza e controllo del territorio per adeguarli alla condizione attuale che non è quella di 30 anni fa) perchè il rischio purtroppo è che alcuni per paura di essere aggrediti attuano dei comportamenti che peggiorano la qualità della loro vita, o semplicemente aumentano il pericolo.
Così vediamo persone che si chiudono in casa limitano la loro vita sociale, si armano (col rischio alla prima potenziale emergenza di non saper gestire la situazione e di avere infinite grane con la legge), assumono opinioni xenofobe, razziste o giustizialista che non cambiano assolutamente la situazione perchè senza leggi e normative il risultato è che non cambia nulla!
Come sempre non sono le parole ma le azioni che seguono alle parole a portare a dei cambiamenti altrimenti sono solo finte carezza usate dalle classi politiche di ogni orientamento o colore.
Non è questa la soluzione!!
I media usano la paura e influenzano i comportamenti ma non in maniera costruttiva come fa lo studio della difesa personale
Certamente una delle spiegazioni sta nuovamente nella responsabilità dei mezzi di informazione che creano un clamore mediatico su fatti scelti con l’unico proposito di creare audience e non risposte socialmente utili perchè poi fondamentalmente le leggi rimangono le stesse, non cambia nulla tranne l’aumento di vendita di armi e istigare a comportamenti sociali assurdi quando le statistiche in quel periodo magari sono le più basse della storia.
Un esempio è il rumore mediatico che c’è intorno alle bande dell’est Europa che si dedicano ai saccheggi in villa (qualche decina di casi in tutto) e che sembra far nascere emergenze vere, quando ci sono fatti quotidiani e migliaia di tragedie più piccole e dai costi sociali spaventosi ma ai quali nessuno sembra potere o volere dare una soluzione.
Senza leggi in una società civile non ci sono cambiamenti, chi commette reati sa quello che rischia penalmente ed è già pronto e se sa che per certi reati rischia poco probabilmente è proprio in quello che si specializzerà.
Un esempio come quello delle rapine in villa con le persone all’interno, una situazione di alto pericolo ma se la legge praticamente non fa differenza tra una furto in abitazione con persone all’interno o senza per persone senza scrupolo non è più facile entrare e farsi dare soldi o farsi aprire la cassaforte piuttosto che cercare o scassinare?.
Sono le leggi e la loro severità che portano a frenare certi comportamenti poi ci sarà sempre una percentuale di malintenzionati che se ne fregheranno e forse non diminuiranno i furti ma almeno le modalità saranno diverse, ora qualcuno potrebbe smentire questa affermazione ma non fare nulla significa non portare nessun cambiamento e non è quello che vuole la gente che chiede risposte a livelli di violenza diversi rispetto al passato.
Il problema è importante ma va risolto politicamente attraverso delle leggi!
La risposta migliore come nella vita avviene non su scelte basate sull’emotività ma nell’equilibrio personale e nella conoscenza del problema reale.
La percezione del pericolo
A proposito della percezione dei pericoli se lo paragoni alla sicurezza stradale, sai che il traffico automobilistico ogni anno fa migliaia di vittime solo in Italia.
Se confronti quante persone muoiono ogni anno nel nostro paese per incidenti stradali con le persone che nello stesso periodo rimangono vittime di delitti, ci sarebbe da chiederci tutti per quale motivo rimaniamo così colpiti dal singolo omicidio, magari più clamoroso perché commesso dall’immigrato di turno, e rimaniamo indifferenti alla strage infinita che ogni giorno distrugge esistenze e famiglie intere.
Ora se avessimo lo stesso approccio che abbiamo verso i delitti con gli incidenti stradali se avessimo un minimo di coerenza dovresti andare nel panico ogni volta che entri in macchina e non quando incontri qualcuno nell’androne buio sotto casa (il quale magari se ne sta andando tranquillo per i fatti suoi) invece avviene il contrario.
Perché?
Uno dei motivi è certamente il suddetto imprinting mediatico che viene inculcato nel tuo immaginario emotivo, ma non è solo quello.
Quando guidi sei solitamente consapevole dei potenziali pericoli che corri, ma questo non ti rende particolarmente ansioso rispetto a camminare da soli in una via poco illuminata, o andare a prendere l’auto in garage o in un parcheggio pubblico la sera, questo ti crea spesso un pò di ansia.
Un motivo c’è, ed è nei termini della tua capacità (percepita) o meno di far fronte ad un eventuale imprevisto.
La tua convinzione di saper affrontare l’imprevisto ti permette di gestire l’ansia fino ad annullarla praticamente.
Due Esempi, prova a rispondere:
Primo
- Come si sente l’allievo medio di scuola guida quando per la prima volta alza il pedale della frizione e sente la macchina che si muove?
- Come si sente l’individuo medio quando, da solo in una via buia, viene avvicinato dal solito personaggio rasato, zeppo di piercing, con una svastica tatuata sulla fronte, e con vistosa cicatrice sulla faccia?
Secondo
- Come si sente lo stesso allievo, dopo due anni che ha conseguito la patente, guidando tranquillamente sulla stessa strada?
- Come si sente l’ individuo di prima, sopravvissuto al primo episodio, quando incontra un branco di ragazzotti, armati di mazze, chiaramente in cerca di qualcuno a cui fare la festa?
La risposta, nel caso del primo esempio è che entrambi se la stanno passando piuttosto male e l’adrenalina e la paura si fanno sentire in tutti i suoi effetti e probabilmente il primo dei due farà spegnere il motore con un brusco sobbalzo facendo sobbalzare l’istruttore, il secondo balbetterà una risposta incoerente allo sconosciuto energumeno tatuato che chiede semplicemente indicazioni, perché si è perso.
Nel caso del secondo esempio invece la risposta è che lo studente di scuola guida ora sfreccia in mezzo al traffico con sicurezza e se la passa ovviamente meglio di quell’altro signore sfigato che si ritrova di nuovo in una situazione di essere in una via buia con degli sconosciuti.
Ma perché se la passa meglio?
Anche il ragazzo che ha imparato a guidare corre pericoli a stare in mezzo al traffico della strada e se guardi i numeri degli incidenti in Italia non mi sembra per niente fuori pericolo, e i ragazzi muniti di mazze forse stanno semplicemente tornando da una partita di baseball e sono per questo un pò ancora galvanizzati dalla partita.
Lasciando da parte altre considerazioni del caso, la differenza tra i due protagonisti dell’esempio è l’ aspetto qualitativo dove uno dei due, il guidatore, ha o ritiene di avere il controllo della situazione, il passante per strada, dal canto suo, proprio no.
La differenza sta nella percezione di poter gestire e controllare il pericolo
Cosa significa avere il controllo della situazione?
Significa essere consapevoli di dove si è e sapere cosa si deve fare in quel momento.
PS. Attenzione all’effetto Dunning-Kruger
Chi guida l’auto sa di correre dei rischi, ma ha sviluppato conoscenze tecniche (la guida del mezzo), comportamentali (le norme del codice) e istintive (automatismi), che gli consentono di avere le reazioni giuste di fronte a qualsiasi evenienza (o quasi) anche se vorrei fare una sottolineatura: c’è un altro pericolo mortale per chi guida.
Spesso c’è un messaggio che passano i media televisivi e radiofonici che si sottolineano a ripetere, che spesso non è la velocità o l’ubriachezza ma la distrazione, l’imperizia, la sottovalutazione del rischio.
Da qui la necessità per chiunque di avere in ogni contesto sempre il giusto grado di attenzione e di valutazione di ciò che sta facendo, mentre guidi l’auto non puoi leggere i messaggi sullo smartphone, video chiamate o vedere video in YouTube (si vede anche questo per strada!), devi guidare e basta.
L’altro personaggio dell’esempio invece,oltre a mettersi sempre in strade buie isolate continuamente (il che rappresenta di per sé una colpa) non sa cosa ci fa lì stava andando da un suo amico (avrebbe potuto fare una strada più lunga ma meno isolata) e non sa bene che cosa deve fare per togliersi dai guai (non ha la minima idea su come affrontare una aggressione).
Ora tu per esempio come ti comporti?
- Quando cammini per strada, oltre a guardare mentre attraversi, guarda dove sei e dove stai andando per arrivare alla destinazione?
- Chi si trova sul tuo percorso?
- La zona che stai attraversando la conosci?
- C’è gente e di che tipo?
- Ci sono illuminazione e negozi?
- Ecc.
Se il posto non ti convince, cambia strada, e stai con gli occhi aperti.
Insomma, bisogna saper valutare velocemente la situazione ed essere pronti a seconda di quello che ci succede intorno e il codice dei colori.
E la cosa può riuscire meglio se abbiamo in testa un semplice schema di riferimento, come il famosa codice dei colori:
Codice Bianco:
Stato di rilassamento. Niente pericoli. In questo stato si è disattenti ed impreparati.
Se in questo stato qualcuno ci aggredisce, non abbiamo alcuna possibilità di reazione.
Codice Giallo:
Attenzione rilassata.
In questa situazione sapete sempre dove siete e chi vi è passato accanto, senza che dobbiate girarvi.
Anche se non siete in una situazione di pericolo, sapete che una tale situazione può sorprendervi da un momento all’altro.
Codice Arancione:
Allarme che richiede attenzione immediata.
Qualcuno si avvicina a voi correndo nel parcheggio.
Di notte sentite dei vetri che si rompono in casa.
Vedete un movimento sospetto.
Codice Rosso:
Pericolo potenzialmente mortale.
E’ ora di combattere o fuggire.
Questo è un punto cruciale e centrale della questione.
I colori e la statistica delle aggressioni
La casistica insegna che molte delle persone che hanno subito un’aggressione erano in “codice bianco“, fino al momento in cui non si sono bruscamente rese conto del pericolo.
Al lato opposto ci sono le persone paranoiche che vivono perennemente nel codice arancione, rimettendoci in qualità della vita e anche di salute psicologica fino al punto di rinunciare a fare alcune legate alla vita sociale (cinema, cene, visite di certi luoghi, ecc.)
Tornando all’esempio di uno che guida, l’autista dell’auto è (o dovrebbe essere) sempre nello stato di allerta “giallo“: si tratta di uno stato di attivazione moderato e compatibile con l’esercizio prolungato (a differenza del codice arancione e rosso, che sono solo per le emergenze), permettendo rapidità di reazione di fronte alle evenienze.
Allo stesso modo, quando ti trovi per strada, o al lavoro, o in qualunque altro contesto che richieda attenzione, non puoi permetterti di rimanere nello stato di attivazione “bianco“, saresti continuamente in balia di imprevisti o incidenti: è una legge di natura.
Vale per gli animali nella savana, valeva per i nostri antenati, vale ancora oggi, quando viviamo, o ci illudiamo di vivere in una società civile.
Un aspetto fondamentale ma che devi accettare e su cui devi lavorare è che anche se è molto difficile devi passare in un istante dallo stato di allerta minimo (bianco) a quello massimo (rosso).
Questo è FONDAMENTALE!!
Il nostro organismo, il nostro cervello, non c’è lo consentono:
la scarica di adrenalina travolge le nostre difese fisiche, psicologiche e mentali determinando panico, paralisi o, al contrario, reazioni impacciate, rigide ed inefficaci.
E’ molto più facile difenderci dal panico se percepiamo il pericolo con qualche istante di anticipo ed abbiamo il tempo di prepararci, diversamente il rischio è quello di bloccarti, rimanere congelati.
Un’altra considerazione importante è data dal fatto che una persona in stato “giallo“, è una persona il cui atteggiamento traspare agli occhi di chi lo osserva classificandola come difficile da sorprendere e rappresenta così un soggetto “poco adatto” agli occhi di un aggressore abituale (come per esempio uno scippatore) che è in cerca di una “vittima”.
L’aggressore di turno, si vedrebbe individuato ancora prima di entrare in azione vedendo così vanificato quello che è il suo più importante alleato: l’effetto sorpresa.
Un atteggiamento di questo tipo rappresenta rappresenta la base di qualsiasi piano preventivo per la sicurezza personale.
Questo non significa che lo devi fare sempre ma in certi momenti il tuo atteggiamento deve essere già in codice superiore al bianco.
Stay Tuned!
Street Fight Mentality!
Andrea
Ps. Non diventare paranoico ma attento!