Il pilota automatico nel combattimento, “il pensiero senza il pensiero”.
Qualunque cosa inizi a fare all’inizio richiede uno sforzo importante per il tuo fisico e per la tua mente.
Per l’arte marziale questo è ancora più evidente perchè quando si inizia a praticare un’arte marziale soprattutto se non lo si fa con professionisti che hanno programmi e metodi qualificati si viene travolti da tantissimi concetti e tecniche:
colpi, parate, di mano, di piede, leve articolari di tutti i tipi, proiezioni, spazzate, footwork, gli attributi, ecc. e alcune arti ancora più di altre e questo a volte è che causa di abbandono perchè scoraggia l’allievo tanto da farlo sentire inadatto.
Se a questo ci aggiungi il duro lavoro fisico che è presente in molte arti marziali e il KO psicologico arriva con il risultato che le persone abbandonano uno dei percorsi di vita più belli che una persona possa fare perchè l’arte marziale soprattutto ad alcune persone può dare tanto.
Lo sforzo fisico e mentale richiesto per memorizzare le varie tecniche è notevole e il lavoro necessario per padroneggiarle richiede diverse metodologie di allenamento che sono legate allo sviluppo degli attributi che spesso vengono messi in secondo piano da maestri poco preparati e che invece sono le cose che fanno funzionare le tecniche che stai studiando.
Una delle domande che un praticante di arti marziali e che frequenta corsi di difesa personale si chiede a un certo punto è:
“ma tutte queste tecniche che ho imparato e allenato sono in grado di applicarle nella realtà se qualcuno mi aggredisce?”.
Se ti fai questa domanda già devi capire che non stai andando nella migliore scuola che potevi trovare, te lo dico onestamente e mi spiace per te ed è proprio qui che esiste la differenza tra chi utilizza dei metodi professionali con dei percorsi didattici orientati a sviluppare gli attributi e a lavorare in un contesto non cooperante.
Per questo alcune arti si dicono e sono più efficaci, per lo spazio che danno a un lavoro che rende l’arte più funzionale a te stesso, perchè ricordiamoci che le tue caratteristiche psicologiche e fisiche restano due aspetti di lavoro che non vanno trascurati.
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Il collezionista di tecniche e il pilota automatico
Conoscere centinaia di tecniche sono inutili se devi pensare per applicarle.
Nella realtà di combattimento sportivo e reale raramente si ha il tempo di ragionare e agire coscientemente, anche se si affronta una persona inesperta nel combattimento ma molto aggressiva e motivata.
Più l’esperienza e le ore di sparring aumentano e più aumenta la tua capacità di pensare in mezzo al caos del combattimento mettendo ordine e questo lo ottieni solo quando il tuo pilota automatico è allineato con la tua mente.
Il concetto risulta più chiaro se si considera il classico esempio di quando si inizia a imparare a ballare o a guidare un’automobile: all’inizio è molto faticoso, si suda, ci si agita, si deve pensare ogni movimento, si compie un enorme sforzo mentale anche per eseguire le azioni più semplici come fare un passo avanti o indietro o lasciare la frizione, cambiare marcia, mettere la freccia, ecc. e nonostante si sappia perfettamente cosa fare, il corpo e la mente non sono coordinati e ti sembra di dover usare una forza enorme per fare un gesto semplice.
Dopo un po’ di tempo e facendo neanche troppa pratica se ci pensi bene, inizia a capire alcune cose, ma poi ti capita di imbatterci in una brava ballerina o ballerino, o una musica con gli accenti diversi, un incrocio cittadino incasinato e ci rendiamo conto di quanto di nuovo lentamente e maldestramente riesci a muoverti e eseguire manovre che credevi di conoscere, e comprendi che c’è ancora molto da lavorare e che è uno studio continuo che non ha un arrivo prestabilito, ma un viaggio, uno stile di vita, per questo l’arte marziale ti rende migliore se la pratichi con lo sguardo di chi vuole andare oltre prendere qualche cintura o diplomino, perché è per te.
Sei realmente ricco solo quando hai qualcosa che non si può comprare o rubare!
Infine, dopo svariate serate a ballare e centinaia di chilometri trascorse alla guida, e magicamente ti muoverai con leggerezza e guiderai l’auto in maniera inconscia, magari facendo anche altre cose lecite e illecite come discutendo animatamente con i vicini automobilisti, scrivere con il telefonino ma se serve reagendo istintivamente a qualsiasi rischio o imprevisto improvviso.
Se ci pensi ti rendi conto da solo che i tempi di reazione necessari a sventare il pericolo non sono mai compatibili con un’azione ragionata e che solo una reazione istintiva e inconscia può risolvere la situazione.
Nel combattimento è la stessa cosa!
La pratica nella guida ha fatto si che le manovre necessarie per ballare o per guidare la tua sono passate dalla parte concia del tuo cervello alla parte inconscia, quella cioè che deve pensare prima di agire, alla parte inconscia, quella che si attiva istintivamente in maniera automatica per fronteggiare improvvise situazioni di pericolo o percepite come tali liberando il tuo cervello da poter fare altre cose o concentrarti sul fare altre cose mentre ne fai già un’altra, come ballare e intanto parlare con uno vicino alla pista oppure guidare e intanto scrivere al cellulare (no questo non devi farlo).
Allo stesso modo le centinaia o migliaia di tecniche contenute nel tuo stile di combattimento, devono essere allenate ripetutamente e con passione per farle passare dalla parte conscia alla parte inconscia del tuo cervello.
Solo allora il tuo corpo avrà acquisito la capacità di reagire istintivamente e ti permetterà di fronteggiare qualsiasi pericolo in modo rapido ed efficace.
Automatic responsive, a un determinato input rispondi con un determinato output
Chiunque abbia avuto la sfortuna di litigare con qualcuno o di essere aggredito, avrà colto l’enorme differenza che intercorre tra un match di un qualsiasi sport di combattimento e la realtà della strada.
Nello sport da combattimento chi sale sul ring o sul tatami è preparato e consapevole che l’avversario userà le sue stesse “armi”, dovrà attenersi ad un preciso regolamento tutelato da un arbitro presente sempre pronto a intervenire.
Le abilità dei due contendenti faranno la differenza e per questo gli incontri cominciano con una fase di studio in cui c’è spazio per ragionare e agire consciamente per capire le aperture, cosa lo mette più in difficoltà ma quando il match entra nel vivo, l’intensità cresce, sei più stanco e i colpi si susseguono rapidamente da ambo le parti, la ragione cede il posto all’ istinto perché solo quest’ultimo sarà in grado di trovare istantaneamente le risposte giuste per rispondere a quegli input tirati con forza, velocità, esplosività.
Il tempo per pensare diventa piccolo e prende il posto l’automatic responsive che sviluppi in allenamento e nel training che vanno ad agire sugli attributi.
Per la strada invece è diverso perché difficilmente un’aggressore ti avvisa e ti concede il tempo per capire le sue capacità, non c’è nessun regolamento e codice etico su cui fare affidamento, nessun arbitro.
I malintenzionati agiscono sempre vigliaccamente cogliendo la vittima alle spalle, nascondendosi dietro armi di tutti i tipi usandoli come equalizzatori per abbassare la tua reazione e subire la violenza.
In questa situazione psicologica i tempi di reazione sono azzerati e non c’è spazio per una azione ragionata, solo l’istinto può trovare una soluzione efficace.
La quantità di tecniche che un atleta è in grado di eseguire a livello inconscio, dipende dai metodi d’allenamento e dall’ impegno che ha messo in palestra.
Ti voglio dare un dato, circa il 5% delle tecniche allenate passano al livello inconscio e vengono eseguite istintivamente in un combattimento serrato, solitamente sono le tecniche allenate la maggior parte del tempo o quelle preferite dall’ atleta.
Si hai capito bene solo il 5% ma questo numero può aumentare sino al 20% con un training adeguato. Un esempio di 5% di un pugile userebbe solo Jab Cross.
Spesso si sentono discorsi sull’ efficacia o meno di un’arte marziale o di un determinato stile di combattimento, discorsi di questo tipo sono inutili e non sono corretti perché non tengono conto della complessità relativa delle discipline che vengono comparate e soprattutto che la differenza la fa la persona e il modo in cui le alleni.
Ad esempio, il pugilato e la kickboxing contemplano pochissime tecniche nel suo repertorio, in poco tempo gli allievi le assimilano e le utilizzano istintivamente in combattimento ma è una scienza che lavora molto sulle strategie, malizie, attributi, a una pratica basata sullo sparring non cooperante insegnandoti a usare realmente quelle poche tecniche e non a teorizzare.
Il Kung Fu, al contrario, è una disciplina molto complessa e comprende tantissime tecniche perciò i praticanti necessitano di più tempo per ottenere reazioni istintive di una certa efficacia e spesso non viene mai fatto uno sparring non cooperante da lì la versione sportiva, il Sanda per uscire dalla teoria.
Il Brazilian Jiu Jitsu e il Grappling sono delle discipline che hanno migliaia di tecniche e varianti, dove però viene fatta molta lotta a terra non cooperante, quindi si impara realmente a finalizzare e sottomettere l’avversario senza limitazioni perchè quando c’è un problema si fa il tap out che segnala la sottomissione.
Ovviamente ciascuno stile pone l’accento su determinati gruppi di tecniche e specifiche metodologie d’allenamento studiate per favorirne l’assimilazione a livello inconscio e per stimolare la sensibilità istintiva, come ad esempio l’esercizio del Chi Sao nel Wing Chun e dell’Hubud nel Kali, ecc.
Quindi l’efficacia o meno di una disciplina e i tempi necessari per raggiungerla, dipendono dalle metodologie di allenamento/addestramento utilizzate e dalla capacità di impegno e applicazione del praticante.
Chiaramente lo sport, che ha delle regole, è più facile da applicare in un contesto non cooperante perché le regole pongono delle limitazioni ma è già un lavoro enorme, se si parla di difesa personale diventa tutto molto complesso perché subentrano ancora più variabili, non solo tecniche ma anche contestuali al contesto ma anche se fai difesa personale per allenarle hai bisogno comunque di fare dello sport non cooperante, altrimenti rimane una teoria di se e di ma che non ti permette mai di capire dove realmente sei.
Un esempio tipico è lo studio del Knife Defence, un tema molte volte trattato e su cui si accendono dibattiti infiniti e sterili su cosa funziona e cosa non funziona quando basta fare la scherma corta per capire cosa funziona e contestualizzarlo perché quando si tratta di difesa personale non c’è nulla di cavalleresco e di duello come dicono le statistiche e i casi di cronaca, perché chi vuole darti una coltellata il coltello non te lo fa vedere, o lo fa alle tue spalle.
Qualcuno potrebbe dire “ma perché non utilizzare un sistema meno complesso in modo da ottenere una risposta istintiva in tempi brevi?”.
La risposta che potrebbe essere scontata non lo è affatto.
Per imparare a essere semplice devi imparare molto funziona così in tutti i campi, fa parte della natura umana, se ti insegno 4 cose non significa che combatti semplice, semplicemente non sai niente, e le risposte agli input dove mancano significa che il corpo si blocca, non sa cosa fare.
Il sistema sviluppato per esempio in Expert Fighting Tips contempla una grande varietà di arti e di tecniche che vanno dal combattimento a mani nude (pugni, calci, distruzioni, intercettazioni, leve articolari, ecc.) al combattimento armato (coltello, bastone, ecc.), al combattimento a terra (immobilizzazioni, strangolamenti, sottomissioni, ecc.).
L’assimilazione di un percorso formativo così ampio necessita tempi molto lunghi ma senza una didattica e una metodologia di allenamento professionale basata anche sul fattore umano su come memorizza, sul lavoro di input e output, conscio-inconscio difficilmente è comprensibile e assimilabili in tempi ragionevoli.
Come sai sono un fanatico delle specializzazioni e non di un copia in colla in sistemi di tecniche perché lo devi vedere come un percorso di vita, che va a crescere nel tempo, se cerchi bacchette magiche e soluzioni rapide, ti dico già che ti stanno ingannando e ti stai ingannando perdendo il tuo tempo e costringendoti poi a riprendere la strada come te la sto facendo vedere e ti assicuro che molti avrebbero voluto questi consigli per evitare di passare anni a imparare il nulla soprattutto se la tematica della difesa personale è quella che ti interessa.
L’obbiettivo nella formazione marziale o negli sport da combattimento è quello di fornire degli strumenti per agire in maniera efficace in ogni circostanza perciò bisogna fornirgli tutti gli strumenti possibili per renderli idonei ad affrontare qualsiasi situazione di pericolo ma questo richiede una quantità di informazioni vastissima e solo dopo che ricevi tutte queste informazioni che puoi limare, togliere, ecc. perché è un lavoro che puoi fare solo tu che inizi a sentire dentro di te le tecniche, lo sport, il fighting, in pratica stai esperimento la tua arte marziale.
Un sistema semplice può avere il pregio di ottenere reazioni istintive in tempi brevi come viene spesso utilizzato in sistemi come il Krav Maga o altri sport che utilizzano alcune limitazioni sui colpi che si possono usare ma potrebbe rivelarsi semplicistico in altri contesti se tali reazioni risultassero inefficaci nel contesto specifico in cui gli allevi si troveranno ad operare.
Perché per esempio se un pugile deve affrontare un thai boxer che usa anche i calci o il clinch, oppure un lottatore o uno armato di coltello, come puoi capire va tutto adattato e per questo il semplificare è una fase importante del processo di apprendimento ma devi adattarlo a quello che sono i tuoi scopi e i tuoi obiettivi.
Fai sport, fai difesa personale, ecc. devi essere tu a guidare le tue scelte e affidarti a dei professionisti.
Bruce Lee diceva: “la mia tecnica è il risultato della tua tecnica”, perché è proprio questo, un gioco di input e di output , perché non si può sapere in anticipo quando, dove e cosa farà il tuo avversario o aggressore, bisogna possedere un bagaglio tecnico completo per affrontare efficacemente ogni possibile evenienza come quando tu attacchi lui risponderà per come legge il tuo input.
Ricordati che ti colpisce quello che non ti aspetti non quello che ti aspetti.
Fine ultimo ed essenza stessa di qualunque arte marziale ma che nel Jeet Kune Do e nel Kali è stato teorizzato e applicato come una ossessione, è la ricerca della completezza abbinata all’ efficacia attingendo la parte migliore di ciascun’arte marziale ma non come un copia e incolla di tecniche ma riconoscendo le abilità e studiandole come arte, chi fa un copia e incolla non ha capito il concetto.
Poi considera che non esiste un’arte marziale che non evolve e quindi va adattata al tempo e al luogo in cui sei, come esiste un tempo e un luogo per ogni arte marziale esiste anche la sua evoluzione perché cambiano le conoscenze e il tempo avanza inesorabilmente e quindi anche la tua arte marziale va adattata in base a come sei oggi.
L’evoluzione è anche dettata dall’ aumento del livello tecnico generale, della diffusione della conoscenza, del maggior lavoro che viene rivolto alla sviluppo di attributi che sono fondamentali nel combattimento più delle tecniche di per se.
Come ti ho detto tante volte non devi diventare un collezionista di tecniche ma un utilizzatore.
Lavora sul tuo pilota automatico!
Street Fight Mentality & Fight Sport
Andrea