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Il recupero da una violenza

Il recupero da una violenza Fighting Tips - Street Fight Mentality & Fight Sport

Il recupero da una violenza.

Mi sono chiesto come mai alcune donne denunciano la violenza sessuale e altre donne no, cercando di capire e senza giudicare la loro scelta.

Ho fatto questa domanda a persone competenti per capire quali sono le motivazioni che portano a determinate scelte.

Dopo aver subito una violenza sessuale bisogna prendere la decisione se denunciare o meno l’accaduto.

Se si decide di sporgere denuncia, le forze dell’ordine faranno delle domande molto accurate e dettagliate sulle circostanze dell’evento, cercando di far emergere più dettagli possibili.

A volte gli agenti sono molto professionali e specializzati in questo tipologie di reato, trattando la vittima della violenza con attenzione,dignità, rispetto e molto “tatto”, spiegando esattamente il motivo per cui devono porgere certe domande ma in altri casi, invece, possono essere meno sensibili e delicati con la vittima, provocandole un grande senso di disagio ed un ulteriore shock.

Se si è stati vittime di uno stupro si deve recare al più presto in un pronto soccorso, per una visita che provi l’accaduto (l’eventuale denuncia potrà essere effettuata direttamente al presidio di polizia presente in ogni pronto soccorso).

E’ fondamentale cercare di preservare ogni evidenza dell’aggressione subita, inclusi gli abiti. Evitare di lavarsi finché non si è stati esaminati.

Eventuali residui di sperma, capelli, saliva, pelle etc., possono essere utilizzati per identificare l’aggressore tramite l’esame del DNA.

Dopo la visita, si procederà alla cura delle eventuali lesioni e ferite, oltre che delle possibili infezioni virali e AIDS.

Potrebbero essere fornite alla vittima alcune informazioni per evitare gravidanze indesiderate.

Se il violentatore viene identificato e catturato, si può decidere se perseguirlo o no legalmente.

Se si scegliesse di proseguire l’azione legale, bisognerà essere pronti ad affrontare una lunga e dura prova nelle aule dei tribunali.

Lo stupro è un crimine difficile da provare.

Nel corso del processo la difesa farà ogni sforzo possibile per discolpare il suo cliente, utilizzando qualsiasi mezzo per raggiungere lo scopo.

Spesso ciò include anche fare ricerche e scavare nel passato sessuale della donna, rivelando e mettendo in risalto qualsiasi cosa possa gettare dubbi o incertezze nella sua versione dei fatti.

Molte vittime sentono che il trauma di un processo è maggiore di quello che sono disposte ad affrontare.

Se una donna decide di non riportare l’accaduto alle forze dell’ordine, si può solo supporre
cosa le sia successo.

E’ ben noto che molte vittime non sporgono denuncia perché sono venute a conoscenza delle conseguenti difficoltà che la denuncia comporterebbe, o perché si sentono troppo in colpa, sconvolte, deboli o spaventate per parlare dell’accaduto.

Talvolta queste donne cercano aiuto in loro stesse e, generalmente, non parlano con nessuno della loro esperienza.Il recupero da una violenza Fighting Tips - Street Fight Mentality & Fight Sport

I gradi di recupero

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E’ stato riscontrato che la maggior parte delle vittime ha avuto un’acuta reazione emotiva
alla situazione di pericolo per la propria incolumità.

Sebbene i sintomi emotivi, fisici e psicologici specifici, variano da persona a persona, è possibile racchiuderli in un insieme comune alla maggior parte delle vittime e classificarli in un modello conosciuto come”Rape Trauma Syndrome“.

E’ virtualmente identico ad un altro disturbo chiamato “Post-Traumatic Stress Disorder” (PTSD).

La vittima deve attraversare 4 fasi prima di riprendersi da un’esperienza del genere:

Fase acuta: Disorganizzazione

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Durante questa fase la vittima può provare un’ampia gamma di emozioni.

L’impatto di uno stupro può essere così intenso da causare sensazioni di shock e/o incredulità.

Sentimenti di paura, rabbia e ansia possono manifestarsi attraverso comportamenti come pianto, sorriso, insonnia, inquietudine e tensione.

In alternativa, la vittima può apparire controllata, con i suoi sentimenti mascherati e celati, ostentando un comportamento calmo e sereno oppure represso e sommesso.

In molti casi la vittima è in stato di shock, incapace di credere che l’aggressione sia avvenuta realmente.

Alcune donne, durante o subito dopo l’assalto, hanno riscontrato uno stato di super-vigilanza distaccata.

Anche mentre il fatto sta accadendo, le vittime potrebbero fissare nella memoria le caratteristiche fisiche o i dettagli dell’abbigliamento dell’aggressore.

Ciò può essere interpretato come un modo per la vittima di prendere le distanze dall’accaduto, ed ha, in effetti, reali benefici per la sua sopravvivenza.

Durante le prime settimane successive alla violenza, potrebbero manifestarsi i seguenti sintomi fisiologici:

  • Trauma fisico derivato dall’attacco
  • Tensione muscolo-scheletrica
  • Emicrania e stanchezza
  • Disturbi del sonno
  • Irritabilità
  • Problemi gastro-intestinali

Possono essere evidenti anche reazioni emotive.

Le donne manifestano una vasta gamma di sensazioni una volta che iniziano ad affrontare gli effetti postumi di uno stupro.

Questi sentimenti variano dalla paura, umiliazione e imbarazzo, alla rabbia, vendetta e senso di colpa.

Può verificarsi anche un’eccessiva paura dei danni fisici e della morte.

La vittima deve essere incoraggiata a parlare il più possibile dell’accaduto ai suoi amici e familiari o, se ciò la imbarazza troppo, con qualcuno di cui si fida.

Dal momento che la vittima passa dall’immaginario al dover trattare e risolvere i problemi realistici, potrebbe cadere in uno stato di ansia e angoscia generalizzata.

 

Aggiustamento esteriore

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La vittima sembra aver affrontato con successo l’esperienza, ma questo periodo è caratterizzato da una forte dose di abnegazione e repressione.

Inizia a riprendere le sue normali attività quotidiane e questa reazione è molto positiva e deve essere stimolata ed incoraggiata.

Forse questa fase è la più problematica e probabilmente la più difficile da superare perché è fortemente dipendente dalla condizione mentale precedente l’aggressione e perché la vittima è estremamente vulnerabile, esposta alle opinioni e considerazioni delle persone intorno a lei.

La donna può provare sensi di colpa, accusando incessantemente se stessa per essere andata a passeggio in una determinata strada, o aver accettato un complimento, ecc., dirige la rabbia che prova nei confronti dell’aggressore, verso se stessa.

 

Processo a lungo termine: Riorganizzazione

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Dopo aver subito una violenza sessuale, tutte le donne incontrano una sorta di disorganizzazione nel loro stile di vita.

Diversi fattori influiscono sul loro comportamento nel far fronte al trauma, per esempio la forza d’animo, il sostegno dell’assistenza sociale e il comportamento delle altre persone nei loro confronti.

Questo modo di fronteggiare il problema e il processo di riorganizzazione iniziano in tempi e con ritmi diversi da persona a persona.

Gli stessi sintomi non compaiono nel medesimo ordine.

Questa fase è caratterizzata da:

  • Necessità di cambiare il proprio domicilio
  • Esigenza di cambiare il numero telefonico
  • Incubi
  • Paura di essere in casa (o comunque in luoghi chiusi)
  • Paura di essere all’aperto (tendenza alla clausura)
  • Timore della folla
  • Ansia di avere persone dietro di se
  • Problemi nella sfera sessuale
  • Estrema depressione
  • Senso di angoscia
  • Insonnia
  • Apatia
  • Una quasi totale incapacità di vivere la quotidianità normalmente

 

Risoluzione

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Durante questa fase la vittima è in grado di tenere testa al trauma, integrando l’esperienza nel proprio “vissuto”; la violenza subita, diventa soltanto un altro brutto evento nella sua vita.

La vittima smette di chiedersi “Perché questa cosa è successa proprio a me?” e piuttosto dice: “Cose del genere accadono. E’ successa, ora è finita e io sto andandoavanti“.

Impara a dirigere la sua rabbia contro l’assalitore e non verso se stessa.

 

Conclusioni e statistiche

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È certamente uno dei reati più odiosi ed è anche l’unico a restare sempre uguale nel numero di segnalazioni, a fronte di un generale calo dei delitti.

Una cosa importante e farsi aiutare da familiari e professionisti.

Non cercare di fare da sole.

Denunciare è importante perchè oltre a punire chi commette un reato così vergognoso, puoi aiutare altre donne a non ricevere lo stesso trattamento che hai subito da quello schifoso.

Segnalazioni e denunce che, peraltro, sono una percentuale minima rispetto alla realtà perché le stime diffuse dall’Istat dicono che appena il 7 per cento degli stupri viene denunciato, vuol dire che migliaia di episodi rimangono impuniti.

Le donne hanno paura, visto che molto spesso la violenza la subiscono in famiglia o da persone che conoscono e si vergognano, comunque temono le conseguenze.

La conferma è nei dati forniti dal Viminale: tra gennaio e giugno del 2017 sono state commesse 2.333 violenze carnali, nello stesso periodo del 2016 furono 2.345.

Basso anche il numero delle persone denunciate o arrestate: 2.438 nei primi sette mesi di quest’anno. Tra loro, 1.534 italiani e 904 stranieri.

Un dato che – come chiariscono investigatori e analisti – si deve però rapportare al numero degli abitanti e dunque all’incidenza percentuale rispetto alla popolazione.

Nel 2016 sono stati 2.383 con una divisione che è rimasta pressoché invariata: 1.474 italiani, 909 stranieri.

6 milioni di vittime!!

È proprio l’Istat a fornire una fotografia drammatica.

Secondo l’ultimo rapporto (2017) ben il 21 per cento delle donne italiane – pari a 4,5 milioni – è stata costretta a compiere atti sessuali e 1 milione e mezzo ha subito la violenza più grave: 653mila donne vittime di stupro, 746mila di tentato stupro.

Un intero capitolo è dedicato della relazione è dedicato agli abusi in famiglia: il 37,6% tra mogli e fidanzate ha riportato ferite o lesioni, il 21,8% soffre di dolori ricorrenti. E in una catena di orrori senza fine si scopre che nel 7,5 % dei casi a scatenare l’ira del partner è la gravidanza indesiderata.

Gli analisti dicono che lo stato di vessazione psicologica che riguarda ben 4 donne su 10.

In questo caso viene sottolineata l’incidenza sui rapporti interpersonali di quello che gli esperti definiscono l’«asimmetria di potere» che «sempre più spesso sfocia in gravi forme di svalorizzazione, limitazione, controllo fisico, psicologico ed economico».

Il 40,4% delle donne, oltre 8,3 milioni, «è stata abusata verbalmente fino a sopportare gravi danni allo sviluppo della propria personalità, una su 4 ha difficoltà a concentrarsi e soffre di perdita di memoria».

I numeri forniti dal ministero dell’Interno a Ferragosto segnalano un generale calo – in alcuni casi molto evidente – dei delitti.

Negli ultimi due anni c’è stata una diminuzione pari al 12 %: si è infatti passati da 1.463.156 reati denunciati nei primi sette mesi del 2016 a 1.286.862 nello stesso periodo del 2017. Scendono del 15,1% gli omicidi passando da 245 a 208; giù del 11,3% le rapine da 19.163 a 16.991; si riducono del 10,3% i furti (anche se pure in questo caso gioca soprattutto la diminuzione delle denunce) da 783.692 a 702.989.

A rimanere stabile è soltanto il numero degli stupri: la statistica parla di una riduzione dello 0,5% quindi, di fatto, inesistente. E a far paura è anche l’analisi di un fenomeno che coinvolge spesso anche i minorenni. Nel 2015 il ministero della Giustizia aveva in carico 532 ragazzi condannati per stupro e 270 per stupro di gruppo.

Gli stranieri denunciati

Il numero di stranieri denunciati o arrestati è basso, ma diventa indicativo se si fa un raffronto con le presenze in Italia che – secondo le ultime stime – sono di circa 5 milioni di residenti e quasi un milione di irregolari. Nei giorni scorsi la società di ricerche Demoskopica ha reso noto un dossier relativo agli anni 2010-2014, secondo cui «il 39% delle violenze sessuali è stato compiuto da stranieri contro il 61% da connazionali». L’analisi per etnie dele denunce presentate dice che dopo gli italiani «ci sono i romeni, poi gli albanesi e i marocchini».

Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente del Telefono Rosa, avverte: «Più che fare una differenza di cittadinanza, dobbiamo preoccuparci visto che sta passando un messaggio tremendo di impunità. Gli stupri in Italia sono all’ordine del giorno».

Nove stupri su dieci non denunciati!!

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I numeri non dicono tutto.

Una possibile spiegazione della disparità tra nord e Sud Europa dall’Onu potrebbe essere culturale: laddove c’è una cultura dell’uguaglianza di genere molto più sviluppata si tende a denunciare di più.

Secondo un rapporto dell’Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, solo il 14% delle donne ha denunciato alla polizia gli abusi del partner, percentuale che scende per i casi in cui l’aggressore non era il partner al 13%. In Italia i dati sono del 10% e 13%: in sostanza quasi nove stupri su dieci non vengono denunciati dalle vittime.

Una lettura confermata dall’ultimo rapporto dell’Istat: rispetto al quinquennio 2006-2011, le vittime considerano più spesso la violenza subìta un reato (dal 14,3% al 29,6% per la violenza da partner) e la denunciano di più alle forze dell’ordine (dal 6,7% all’11,8%). Qualche passo avanti è stato fatto, ma la strada è ancora lunga.

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Alcune statistiche:

  • Il 97% degli stupratori non passerà mai nemmeno un giorno in prigione.
  • Il 70% delle donne conoscono il loro aggressore sessuale.
  • Il 60% delle donne non denunciano la violenza. Solo il 40% degli stupri viene denunciato alla polizia.
  • 1 donna su 6 ha subito una violenza sessuale nelle loro vita.
  • Il 98% degli stupri segnalati è vero, solo il 2% è falso.
  • Il 91% delle vittime di stupro / violenza sessuale è di sesso femminile e il 9% di sesso maschile.
  • Tra il 65% e l’85% degli stupri sono perpetrati da qualcuno che la vittima conosce.
  • Tra il 60% e il 99% di stupri e violenza sessuale sono perpetrati dagli uomini.
  • C’è una probabilità del 50% che una persona sviluppi PTSD dopo uno stupro.
  • Solo il 27% la cui violenza subita ha incontrato la definizione legale di stupro si considera vittima di stupro.
  • 1 su 16 (6,5%) uomini sono stupratori.
  • 1 su 6 o 7 (14-16%) casi segnalati vedranno mai l’interno di un’aula di tribunale.
  • 1 su 3 (30-35%) degli uomini violenterebbe se sapessero di cavarsela e di non essere denunciati.
  • 1 su 6 (17%) uomini sono vittime di violenza sessuale.
  • 1 su 3 (33%) donne sono sopravvissute alla violenza sessuale o alla violenza da partner
  • 4 stupratori su 10 sono stranieri.

 

Come potete vedere c’è ancora molta strada da fare!

Andrea

 

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Written by Andrea

Con una passione per la difesa personale e gli sport da combattimento, mi distinguo come praticante e fervente cultore e ricercatore sulle metodologie di allenamento e strategie di combattimento.

La mia esperienza abbraccia un vasto panorama di discipline: dal dinamismo del Boxing alla precisione del Muay Thai, dalla tecnica del Brazilian Jiu-Jitsu all'energia del Grappling, dal Combat Submission Wrestling (CSW) all'intensità del Mixed Martial Arts (MMA).

Non solo insegno, ma vivo la filosofia di queste arti, affinando costantemente metodi e programmi di allenamento che trascendono il convenzionale.

La mia essenza si riflette nell'autodifesa: Filipino Martial Arts (FMA), Dirty Boxing, Silat, l'efficacia del Jeet Kune Do & Kali, l'arte della scherma con coltelli e bastoni, e la tattica delle armi da fuoco.

Incarno la filosofia "Street Fight Mentality", un approccio senza fronzoli, diretto e strategico, unito a un "State Of Love And Trust" che bilancia l'intensità con la serenità.

Oltre al tatami, la mia curiosità e competenza si spingono verso orizzonti diversi: un blogger professionista con la penna sempre pronta, un bassista dal groove inconfondibile e un artigiano del coltello, dove ogni lama è un racconto di tradizione e innovazione. Questa sinfonia di abilità non solo definisce la mia identità professionale, ma dipinge il ritratto di un individuo che nella diversità trova la sua unica e inconfondibile voce e visione.

Street Fight Mentality & Fight Sport!

Andrea

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