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La verità sull’autodifesa femminile o difesa personale femminile è una delle tematiche dove più di ogni altra cosa c’è una speculazione tematica costante che viene usata:
- da persone che non comprendono l’autodifesa in generale ma soprattutto con la specificità di genere
- da qualcuno che cerca di venderti qualcosa.
Chiaramente il focus di questo post non è tanto legato a quello che è la prevenzione che è comunque sempre alla base di una buona autodifesa in generale ma voglio parlare della tematiche che riguarda il caso in cui tutto è andato storto per quanto riguarda la prevenzione e sei costretta a difenderti fisicamente.
L’autodifesa fisica disarmata richiede di saper usare colpi e difendersi contro colpi e colpi, in piedi e a terra facendo per ora finta che non ci siano armi di mezzo usati come equalizzatori.
Per imparare questo il metodo di allenamento è lo stesso sia per gli uomini che per le donne.
La formazione comune con gli uomini sulla autodifesa femminile
Non esiste una differenza per spiegare come si tirano i pugni per le donne e i pugni per uomini, o lotta a terra per donne e lotta a terra per uomini.
I principi sono gli stessi e si applicano a tutti gli umani che hanno “una testa due braccia e due gambe”.
Le donne devono imparare a difendersi dallo stesso tipo di attacchi degli uomini e le tecniche più efficaci per gli uomini sono anche le più efficaci per le donne e lo tesso vale per l’uso e la difesa delle armi.
Quello che può cambiare è la percentuale di scopo dell’aggressione, la motivazione per cui viene fatta una aggressione a un uomo o a una dona che solitamente hanno delle finalità differenti.
Non ci sono tecniche specifiche che puoi insegnare a una donna diverse da ciò che dovrebbe essere insegnato a un uomo se non per delle differenze sulle posizioni genitali/anatomiche che hanno sensibilità diverse.
L’autodifesa femminile è autodifesa e fingere che sia diverso da questo, raccontando scorciatoie che non esistono oltre che fuorviante può essere pericoloso e irresponsabile.
Spesso la “fortuna” di molti istruttori è proprio quella che statisticamente i propri allievi e allieve difficilmente saranno aggrediti nella loro vita e aggiungo per fortuna.
Uomini vs Donne
Ma le donne non sono più piccole e più deboli degli uomini?
Non sempre, alcune lo sono, altri no.
Ho insegnato a donne che erano più veloci e più forti / esplosive del mio studente medio e ho insegnato a uomini che erano più lenti e più deboli della mia media studentessa.
Ho insegnato alle donne che erano più alte della maggior parte degli uomini e agli uomini che erano più bassi della maggior parte delle donne.
Non si tratta di essere maschio o femmina, ma delle tue dimensioni, abilità e abilità relative ad un particolare attaccante o situazione.
La differenza nella formazione nell’autodifesa femminile
Un buon insegnante di autodifesa dovrebbe aiutare ogni allievo e allieva a comprendere i suoi punti di forza e di debolezza e quali strategie funzioneranno meglio contro una varietà di diversi tipi di avversari, attacchi e situazioni, lavorando sugli attributi attraverso delle metodologie di allenamento adeguate.
Attenzione! Queste strategie non sono diverse per uomini e donne.
Possono essere identici, ad esempio, per un uomo di medie dimensioni contro un uomo di grandi dimensioni, e per una donna piccola contro un uomo di media taglia.
Possono essere identici per un uomo che è naturalmente più bravo a lottare che a colpire, e per una donna che è naturalmente più brava a lottare che a colpire.
L’allenamento di autodifesa funzionale non dovrebbe e non deve essere basato sul genere.
Quello che può cambiare è la motivazione per un attacco che può essere diversa in alcuni casi, in base al sesso.
È più probabile che un uomo attaccherà una donna per violentarla, ad esempio, mentre la maggior parte degli uomini non violenterà un altro uomo.
Tuttavia, al fine di soggiogare una donna, un uomo dovrà usare le stesse tecniche (afferrando e colpendo, minacciando, ecc.) come se dovesse picchiare un uomo.
Difendersi da uno colpo, un proiezione o qualcuno che tenti di metterti a terra e salire su di te, è lo stesso indipendentemente dal fatto che la motivazione sia di picchiarti o violentarti o di entrambi.
Considerazioni psicologiche e preventive
Se c’è un’area di autodifesa in cui si può fare una maggiore distinzione tra uomini e donne, è nelle aree psicologiche e preventive legate alla tipologia di aggressione che spesso ha motivazioni differenti.
In ogni cultura, gli uomini e le donne sono visti in modo diverso, e quindi tendono a vedersi in modo diverso.
Un uomo può avvicinarsi a una donna che intende aggredire in modo diverso da come può avvicinarsi a un uomo, e può giocare su diverse convenzioni sociali.
Esempio:
- Non è probabile che un uomo si avvicini a un altro uomo e insista per aiutarlo a portare i suoi generi alimentari, ma può farlo con una donna.
- Oppure un uomo può essere più propenso ad avvicinare un altro uomo in pubblico, facendo minacce fisiche, rispetto a quello che farebbe con una donna.
Ma in entrambi i casi si applicano gli stessi principi fondamentali di prevenzione.
Sia gli uomini che le donne devono:
- essere in grado di riconoscere ed evitare persone e luoghi pericolosi,
- riconoscere una situazione per quello che è,
- mantenere la distanza quando necessario,
- sapere quando essere conformi e quando non essere conformi,
- l’attimo per scappare,
- quando combattere,
- o quando non combattere,
- ecc.
Sebbene le specificità della situazione possano essere diverse in media, è essenziale che sia uomini che donne comprendano i principi di base e come si applicano a loro stessi in particolare per le loro caratteristiche personali, invece che a uomini o donne in media.
La difesa personale è comunque qualcosa che non può essere standard sulle persone ma lavora su dei principi che vanno adattati a come si è e al luogo dove si è soliti stanziare.
La difesa personale non è uguale in ogni paese anche se si tratta di autodifesa femminile!
Ciò richiede un’attenta considerazione in ogni caso, che tu sia maschio o femmina.
Autodifesa per tutti gli umani
Fortunatamente per uomini e donne, la consapevolezza e la prevenzione possono coprire il 99% delle esigenze di autodifesa, fermando un attacco prima che diventi fisico.
Sfortunatamente per entrambi, l’autodifesa “fisica” è difficile e richiede la capacità di arrestare un avversario che è intenzione di farti del male, un aggressore che sarà aggressivo e del tutto non cooperativo attraverso l’uso della violenza.
Imparare a farlo richiede tempo, impegno e formazione seria e non lo imparerai dalla maggior parte delle arti marziali.
Ma è possibile imparare a farlo con le giuste strategia funzionali, tecniche e metodi di allenamento, ma devi essere disposto a imparare e a dedicarti con impegno e tempo.
La soddisfazione sarà incredibile, ne vale la pena e ti renderà migliore e anche più bella.
Ps. È anche un ottimo esercizio fisico ed è anche divertente, e questo è gratis.
Non cercare soluzioni facili per l’autodifesa femminile o maschile che sia, ma soluzioni efficaci quando si tratta di preservarti e della tua vita!
Stay Tuned!
Street Fight Mentality!
Andrea
Capisco che un insegnante (come te) debba promuovere necessariamente l’insegnamento… Anch’io sono un insegnante (diverse discipline e target), nonché vecchio (66 anni) con un bagaglio culturale, fatto non soltanto di acquisizioni di strategie e tecnicismi, ma soprattutto di ricerca continua in un percorso personale durato una vita intera. Non mi riferisco necessariamente alle arti marziali e la difesa personale, in gioventù mi sono trovato spesso in situazioni di lotta reale a causa di un carattere irascibile e di aver vissuto in un territorio ricco di micro criminalità. Le difficoltà che incontravo in strada da ragazzo, erano soprattutto legate al mio fisico non propriamente possente, per cui avevo ritenuto di frequentare palestre attrezzate di pesi (c’erano solo quelle). Dopo essermi un po’ fortificato, mi sono iscritto poi ai corsi di Karate Shotokan (negli anni ’70) ero a Milano Dopo circa 4/5 anni dovevo dare l’esame di 1° Dan, ma mi sono fermato al 1° kiu. Avevo capito che eseguire tecniche di kumite, in cui non si poteva colpire in faccia, nonché tutti i criteri tecnici (poco efficaci in strada), avevo capito che non era quella la strada giusta. Con Bruce Lee avevo scoperto una nuova via… avevo abbandonato il karate tradizionale, per sperimentare il full-contact. Dopo un centinaio di ore mi accorgevo che neanche quella era la strada giusta, sempre per colpa di una sorta di rigidità di stile, della rettilineità dei movimenti, della guardia bassa e della testa alta, etc,etc
che in strada non funzionava. Ho seguito in tutta la mia vita (con tante pause in cui mi sono dedicato a cose più redditizie e piacevoli LOL) di riflettere e portre avanti il mio studio “personale” di combattente da strada (teorico). L’allenamento fisico per quanto riguarda la conservazione della flessibilità, velocità e potenza dei miei colpi, ha subito soltanto una minima involuzione dovuta all’età. Ritengo positivo riprendere ad allenarmi in palestra, anche se mi riesce difficile potermi allenare con qualcuno che conosca tanto, come me, e che non sia legato ad uno stile specifico, connotando le sue tecniche come le migliori rispetto a tutte le altre… Tu forse mi puoi capire, Andrea. Io non ritengo di conoscere più degli altri, ma neanche accetto dei maestri che vogliono impormi i loro saperi, sapendo che ogni combattente ha dei propri punti di forza fisici e mentali, diversi ed unici rispetto ad altri. Io, da insegnante ed educatore elementare, ho anche imparato a tirar fuori i punti di forza da ogni alunno, piuttosto che lavorare solo sui punti deboli. I primi accrescono l’autostima e la fiducia nei propri mezzi, gli altri tendono apparentemente a migliorare le capacità, ma non si raggiungeranno mai grandi traguardi e, nel caso delle arti marziali, il mancato raggiungimento di grandi capacità, possono influire negativamente su di noi. Il tempo purtroppo ci condiziona e, quando invecchi, ti accorgi di aver bisogno di ritrovare i punti di forza di un tempo e su questi lavorarci su.
Ross (Rosario) insegnante di lingue ed ex chitarrista-cantante rock
Ciao Rosario, mi fa piacere ricevere il racconto della tua esperienza.
Credo che ognuno di noi nell’arte marziale o nello sport da combattimento cerchi una sua risposta personale a una esigenza che con il tempo varia per l’esperienza e per la consapevolezza che ne deriva con l’esperienza e degli incontri della vita.
Il blog raconta una esperienza da insider e volutamente non si è focalizzato solo su una arte marziale ma perchè non è questa l’esperienza di chi fa parte del progetto.
Credo molto nella multidisciplinarità soprattutto se si tratta di difesa personale.
Se si studia l’arte per passione va bene tutto ma quando la orienti sulla autodifesa allora non ci sono sconti ed è necessario affrontare più discipline ma come vedi l’approccio non è con dei sistemi ma con lo studio di più discipline. Non serve avere fretta ma dedizione costante.
Diverso è lo sport dove soprattutto se vuoi gareggiare è meglio focalizzarsi e concentrarsi su una disciplina.
Ora per poter fare questo come ti ho detto è necessario dedizione e pazienza, si tratta di un percorso personale e di vita che si vuole affrontare.
Considera che il blog è un punto di incontro dove trovare informazioni che spero siano utili ma che non vuole essere come fanno molti distributore di certezze o inventare un’arte marziale “definitiva” che era necessario creare, parlo sempre di arti che hanno nomi e cognomi perchè non ci sono scorciatoie per questo tipo di attività.
Spero inoltre di aiutare le persone a fare delle riflessioni, ed è questa l’unica scrorciatoia, su cosa e come fanno ora le cose, e l’arte che praticano per capire se è quello che vogliono evitando di perdere come capita a molti anni di pratica per arrivare a capire di avere sbagliato percorso per loro stessi.
A breve il blog sarà più multimediale e con risorse nuove per dare ulteriori spunti pratici che spero chiariscano ancora meglio lo spirito e la filosofia del blog!
Andrea