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Srbosjek, il coltello a mani aperte

Srbosjek

Srbosjek, il coltello a mani aperte.

Oggi ti voglio fare conoscere un coltello macabro denominato Srbosjek e che si è purtroppo creato una triste reputazione per l’uso brutale durante la seconda guerra mondiale per la rapida uccisione di prigionieri nei campi di concentramento.

Non si tratta del coltello da mignolo di Freddy Krueger, il macabro personaggio del film horror Nightmare ma di un oggetto costruito sempre con un guanto.

Devo dire che la prima volta che ho visto questo tipo di coltello la sensazione che ho avuto senza ancora conoscerne la storia è stata di un retrogusto di sadismo umano, un tremito di orrore.

Pur essendo un appassionato di coltelli del sud est asiatico come il Karambit che è una tipologia di “coltello” e strumento funzionale che adoro ma vedere il srbosjek va subito capire che si tratta di qualcosa che ha dietro una storia “umana” orribile.

Certo non è lo strumento ma il suo utilizzo ma andando a leggere la sua storia si capisce che la sensazione che ho provato era corretta.

 

Le caratteristiche del coltello Srbosjek

Lo srbosjek (che in croato significa “taglia serbo”)  è un’arma appositamente creata dagli ustaša dello Stato Indipendente di Croazia e prodotta dalla ditta tedesca Gebrüder Gräfrath di Solingen su speciale commessa del governo ustaša croato ed è essenzialmente costituito da un guanto di pelle al quale è fissata una lama di una decina di centimetri.

Una delle caratteristiche di questo coltello è che per la sua conformazione permetteva di avere le mani libere.

Il guanto copriva giusto il palmo e il dorso della mano, lasciando libere tutte le cinque dita.

La lama era fissata ad una piastra del guanto, in modo da non rischiare di causare ferite all’utilizzatore, e per non dover maneggiare un coltello a sè stante, il che aumentava la velocità d’uso.

La lama era costruita leggermente ricurva (non come un Karambit) per permettere lo sgozzamento delle vittime con il minore sforzo possibile ed era quindi concepita per uccidere grandi quantità di persone.Srbosjek, il coltello a mani aperte Fighting Tips - Street Fight Mentality & Fight Sport

La triste storia

Il “taglia serbo” trovò principalmente utilizzo nel campo di concentramento di Jasenovac contro i prigionieri etnici (sebo, ebrei e rom) e anche contro un gran numero di appartenenti alla resistenza partigiana o presunti tali.

Lo srbosjek è tristemente famoso per le competizioni organizzate dagli ustaša a Jasenovac, dove veniva premiato chi riusciva a uccidere il maggior numero di prigionieri nel minor tempo.

Uno dei vincitori di queste macabre scommesse fu lo studente Petar Brzica, che la notte del 29 agosto 1942 riuscì a sgozzare 1.360 prigionieri, eccidio che gli valse l’appellativo di “re delle gole tagliate”.

Ps. Psicopatici omicidi al servizio di uomini senza scrupoli.

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Conclusioni

Ancora una volta uno strumento da lavoro trova una funzione mostruosa nelle mani dell’uomo, alla fine la differenza la fa sempre l’uomo.

Una creazione nata per aiutare i contadini nel loro lavoro quotidiano e poi trasformata in un contesto diverso in un oggetto macabro con una triste storia di uccisioni nei campi di concentramento.

Anche in questo caso come vi ripeto spesso non è l’arte, l’arma o l’attrezzo ma è sempre l’uomo a fare la differenza.

Non cambierei mai il Karambit per un oggetto del genere.

Andrea

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Written by Andrea

Con una passione per la difesa personale e gli sport da combattimento, mi distinguo come praticante e fervente cultore e ricercatore sulle metodologie di allenamento e strategie di combattimento.

La mia esperienza abbraccia un vasto panorama di discipline: dal dinamismo del Boxing alla precisione del Muay Thai, dalla tecnica del Brazilian Jiu-Jitsu all'energia del Grappling, dal Combat Submission Wrestling (CSW) all'intensità del Mixed Martial Arts (MMA).

Non solo insegno, ma vivo la filosofia di queste arti, affinando costantemente metodi e programmi di allenamento che trascendono il convenzionale.

La mia essenza si riflette nell'autodifesa: Filipino Martial Arts (FMA), Dirty Boxing, Silat, l'efficacia del Jeet Kune Do & Kali, l'arte della scherma con coltelli e bastoni, e la tattica delle armi da fuoco.

Incarno la filosofia "Street Fight Mentality", un approccio senza fronzoli, diretto e strategico, unito a un "State Of Love And Trust" che bilancia l'intensità con la serenità.

Oltre al tatami, la mia curiosità e competenza si spingono verso orizzonti diversi: un blogger professionista con la penna sempre pronta, un bassista dal groove inconfondibile e un artigiano del coltello, dove ogni lama è un racconto di tradizione e innovazione. Questa sinfonia di abilità non solo definisce la mia identità professionale, ma dipinge il ritratto di un individuo che nella diversità trova la sua unica e inconfondibile voce e visione.

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Andrea

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