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ll 17 marzo si festeggia il giorno nazionale della MuayThai in tutta la Thailandia, in onore del guerriero Nai Khanom Tom.
La leggenda narra che dopo la caduta di Ayutthaya, capitale del Regno del Siam, nel 1767, i soldati birmani imprigionarono un gruppo di uomini thailandesi, in gran parte thai boxer, tra i quali vi era il forte guerriero Nai Khanom Tom.
Il 17 marzo dello stesso anno il Re della Birmania organizzò una festa in onore di Buddha, durante la quale vennero organizzati degli incontri che vedevano contrapposte due discipline, il Lethwei Birmano e la Muay Boran, per mostrare a tutti quale delle due fosse l’arte marziale più efficace.
In rappresentanza della Muay Thai venne scelto Nai Khanom Tom, in contrapposizione al grande campione Birmano.
La vittoria di Nai Khanom
Il guerriero thailandese si impose per KO sul suo avversario dopo aver messo a segno una serie di bellissime combinazioni di braccia, gambe, gomitate e ginocchiate.
Tuttavia l’arbitro invalidò l’incontro poiché a suo dire l’avversario era stato “ipnotizzato” dalla Ram Muay (tipica danza rituale) effettuata da Nai Khanom prima dell’inizio dell’incontro, che incantò letteralmente gli spettatori presenti.
A quel punto il sovrano Birmano decise di far combattere l’atleta thai dapprima contro un altro campione Birmano, e successivamente contro altri 8 guerrieri, in sequenza senza alcun riposo tra un incontro ed il successivo.
Il giovane NaiKhanomTom riuscì nell’ impresa di sconfiggere tutti i suoi avversari ed a quel punto nessuno volle più battersi con lui.
Così il Re, incantato dalla straordinaria abilità e dalla incredibile caparbietà del guerriero thailandese, decise di omaggiarlo concedendo la libertà a lui e a tutti i suoi compagni di prigionia.
Da allora, ogni anno in Thailandia il 17 marzo si festeggia la giornata nazionale della Muay Thai in ricordo dell’eroe Nai Khanom Tom.
Il guerriero Nai Khanom che è diventato leggenda
Al tempo della caduta dell’antica capitale siamese, nel 1767, quando la città destabilizzata era volta alla distruzione, le truppe birmane comandate da Phra nai Kong catturarono un gruppo di dignitari thai (tra loro ovviamente anche parecchi guerrieri) imprigionandoli e deportandoli.
Nel 1774 il re birmano Mangra decise di organizzare nella capitale Rangoon, una celebrazione di sette giorni e sette notti per onorare la pagoda dove erano conservatele reliquie del Buddha; ordinò allora un incontro gladiatorio all’ultimo sangue tra i prigionieri thai ed i migliori combattenti birmani.
Il ring per questo evento fu eretto davanti al trono del re e, durante il primo giorno di celebrazioni ,un nobile birmano di alto rango costrinse i prigionieri ad inchinarsi davanti a Mangra, inizio a schernirli umiliandoli pubblicamente e deridendo il loro valore la loro forza.
Re Mangra divertito dette ordine al suo suddito di provare le sue affermazioni e si rivolse ad i prigionieri thai chiedendo se qualcuno di loro se la sentiva di accettare la sfida che era stata lanciata:
“chi tra voi, da solo, avrà il coraggio di ergersi contro i miei migliori guerrieri sconfiggendoli, avrà in cambio la libertà per se e per i propri compagni, e potrà così ritornare nella sua patria come un eroe, diversamente morirete tutti.”
L’ingresso di Nai Khanom
Un uomo si alzò in piedi, aveva una vita sottile, un torace grande e spalle possenti; uscì dal gruppo folto dei prigionieri camminando lentamente.
Il suo portamento era solenne, i suoi movimenti sciolti e fluidi come quelli di una tigre mentre i suoi muscoli d’acciaio guizzavano sotto la tesa pelle ambrata; un’apparizione che incuteva timore e rispetto.
I guerrieri birmani, vedendolo, si scostarono lasciandolo passare, il thai si fermò davanti al re e , senza inchinarsi, disse con voce calma e ferma :” Io accetto la sfida”.
Quando i prigionieri thai videro chi aveva accettato la sfida mortale un sussulto incontenibile di gioia riempì il loro cuore,forse gli dei non gli avevano ancora abbandonati ed in loro soccorso avevano inviato il loro campione Nai Khanom Thom, uno dei più forti e valenti esperti di Mae Mai may Thai di tutto il regno del Siam.
Il guerriero thai, sempre con lentezza, si diresse verso il ring; i suoi occhi erano come tizzoni incandescenti e ad ogni passo sembrava sempre più una tigre che un uomoacc: “il re si accorgerà presto dell’errore che ha commesso” pare abbia sussurrato .
La sua mente ritornava senza sosta alle immagini del suo ritorno al villaggio, poco prima che venisse catturato, quando ad attenderlo ritrovò invece dei sorrisi e della gioia, le teste mozzate dei suoi genitori, di sua sorella e di molti suoi amici infilzate su lance e lasciate a marcire sotto al sole come voleva l’usanza birmana ai tempi.
Ripensava all’ infanzia felice, ai momenti di gioia vissuti insieme a sua madre e a suo padre, ripensò al suo maestro, un anziano vagabondo che lo aveva addestrato al krabi krabong alle sue lezioni e a tutto ciò che aveva appreso in quegli anni.
Rivedeva quelle teste, quelle orbite vuote ed il loro ricordo attraversò come una lama di ghiaccio il suo cuore; per lui non ci sarebbero stati più sorrisi, ne carezze, ne amore, un dolore sordo e pulsante invase la sua mente mentre la rabbia e la sente di vendetta invadevano il suo corpo:
” vendetta.. vendetta.. vendetta.. è giunta l’ora di saldare il conto, il cerchio del vostro karma sta per chiudersi e sarà tremendo! Io sono il vostro Karma.. non mi serviranno lame o armi per compiere la mia opera! Fino ad ora nessuno mi ha mai sconfitto in un combattimento, non ho mai perso e non intendo farlo stavolta, vincerò a qualunque costo.”
Un arbitro lo introdusse sul ring di fronte al numeroso pubblico birmano accorso da ogni angolo del regno per vedere i combattimenti, lo sparuto gruppo di prigionieri thai tifava e lo incitava poiché Nai Khanom Thom era la loro unica speranza, il loro futuro e le loro vite dipendevano da lui.
Il thai boxer inizio ad eseguire la danza sacra Ram Muay suscitando ancora di più la derisione del pubblico mentre l’arbitro si affrettava a spiegare che si trattava di un rituale sacro ad i thai con il quale si onorava il maestro ed i propri cari e si richiedeva la protezione degli spiriti prima della battaglia.
L’inizio del combattimento
Quando si diede il segnale di inizio, Nai Khanom Thom attacco come una furia il suo avversario travolgendolo con una serie di gomitate al torace e facendolo crollare al suolo morto collassato in pochi secondi.
L’arbitro giudicò comunque che il k.o non dovesse essere considerato segno di vittoria poiché, a suo dire, il guerriero birmano era stato distratto dalle danze del thai.
Imperturbabile Nai Khanom Thom affrontò uno dopo l’altro i nove più forti lottatori della birmania che il re gli oppose contro, i prigionieri thai erano in fermento davanti alla palese ingiustizia dei birmani e volevano sollevarsi al fianco del loro campione ma Nai li fermò (conscio del fatto che ribellarsi in quella situazione sarebbe equivalso a morire) ed accetto di affrontare chiunque il Re gli opponesse.
Il guerriero Thai era inarrestabile, una vera e propria tempesta di colpi si abbatteva sui suoi avversari, calci pugni, gomitate, ginocchiate, testate, proiezioni, leve e strangolamenti travolgevano i suoi avversari storpiandoli e uccidendoli davanti agli occhi esterrefatti del re e dei suoi sudditi.
L’ultimo avversario di Nai Khanom
L’ultimo dei suoi nove avversari fu un maestro di Banto (la boxe birmana) che portava con se la fama di essere un guerriero invincibile, venuto dalla lontana città di Ya Kai per assistere alle celebrazioni e offeso dalla bravura del tailandese decise di sfidarlo anche se non era stato ufficialmente invitato a farlo.
In una frenetica furia animalesca Nai Khanom Thom lo attacco, travolgendolo con una spaventosa combinazione di calci gomitate e ginocchiate, venne presto sopraffatto ,sbilanciato e messo fuori guarda quel tanto che bastasse a Nai per raggiungerlo alla gola con una tremenda gomitata che lo uccise soffocandolo nel sangue.
Prima che morisse, come monito affinché il re non inviasse altri lottatori a fronteggiarlo fracasso tutte le ossa del suo corpo, una ad una, sotto gli occhi atterriti degli spettatori.
Il suo terribile gesto ottenne l’effetto sperato, ed il re non chiese a nessun altro di sfidare il tailandese, Mangra scioccato e sbalordito dall’ accaduto non solo concesse la libertà al prode combattente ma gli offrì un’ulteriore ricompensa e domandò cosa preferisse se donne o denari.
Senza esitazioni il thai disse che avrebbe accettato 2 delle sue mogli come ricompensa (essendo una buona moglie molto più difficile da trovare di gioielli ed oro) Re Mangra rispettò l’impegno, donandogli due splendide ragazze birmane della tribù dei Mon e concedendogli di ritornare con loro e con il resto dei prigionieri in Thailandia dove trascorse il resto dei suoi giorni vivendo in pace e serenamente.
Da allora, il giorno della liberazione di Nai Khanom Thom è diventato festa nazionale, ed in tutta la Thailandia si ricorda l’eroico atto del guerriero thai con celebrazioni e combattimenti di muay thai negli stadi più importanti.
Conclusioni
Un pò di storia di una delle arti più intense e appassionanti nel panorama mondiale che con la sua fama si è guadagnata giorno dopo giorno la diffusione in tutto il mondo.
Un giorno da ricordare se sei un appassionato di questa forma di combattimento tra le più devastanti ed efficaci del mondo.
Andrea